Ho visto un bellissimo film: The Shape of Water – La Forma dell’acqua.
Regia di Guillermo Del toro – Cast eccellente da Michael Shannon in là.
Magistrale uso insostituibile di tutti i luoghi comuni come mezzo per raccontare ed entrare in una realtà alla quale tutti vorrebbero o – assolvendosi completamente, lontani dalla consapevolezza di che altra pasta siano – credono di appartenere. E’ la solita inevitabile volatile libertà inevitabilmente fedele a tutti gli elementi che compongono la letteraria irrinunciabile visionarietà sudamericana.
La bellezza delle immagini, fotografia, scenografia, ambienti, cast perfetto, icone di un insieme perfettamente variamente iconico, più che propedeutici introduttivi potrebbero trarre in inganno, essere trabocchetti nei quali poter anche cadere, nella delusione per il sospetto dipanarsi di una ormai banale letterarietà luogocomuneggiante se, come un naturale e puntuale colpo di scena, uno stato di grazia cinematografico non intervenisse al momento giusto ad allargare, illuminare, ossigenare il campo dei riferimenti alle storie sacre e fiabesche di ogni tempo e genere, all’universale sentire, essere e desiderare, così perfettamente riassunti. Fino a farci sentire di respirare diversamente, come forse respirano, durante e alla fine, le due creature del film.
Quando il cinema si fa letteratura cinematografica. Sapendo benissimo cosa vuole, da dove partire e con che cosa e a che cosa arrivare .
Alla condizione di un bieco sentirci spettatori portatori di un’anima eletta per il subdolo, presuntuoso, rapace e auto-assolutorio meccanismo dell’immedesimazione.
Con: Sally Hawkins, Michael Shannon, Michael Stuhlberg, Doug Jones