Il tempo è implacabile.. quando un’epoca è passata, è passata. E non è più l’epoca in cui qualcuno ti vizi, nessuno ti vizia più. Nemmeno le amiche più più più ma così più che per te, guarda!…, farebbero chi sa che… Nemmeno le rosticcerie-gastronomie-delicatessen-vien dal mare. Nessuno, niente, nada, nisba, nessuno ti fa più gli zucchini ripieni. E allora? E non te li puoi fare da te? No. Eh no. Perché come tutte le cose speciali di questo mondo, anche gli zucchini ripieni se te li fai da te fanno l’effetto di un regalo di Natale che ti sei comprato da solo un giovedì a caso di dicembre. Ma quella voglia.. quella voglia… Sai non è poi tanto grande in fondo… se lo si guarda sul mappamondo… E uno se la sogna anche la notte e ci si sveglia la mattina, non con quella voglia, che di mattina appena svegli non ci sta, ma con quell’idea lì. E allora uno, a tentoni, gli occhi semichiusi della domenica non troppo presto, decide di tagliar corto, prima di farsi il caffè apre il frigo, tira fuori dal congelatore il ragù che si è fatto la settimana prima e che come tutti i ragù col tempo è diventato più buono, lo mette a scongelare e capisce che ha deciso di volersi bene. Domenica! Vivement dimanche! Domenica è sempre domenica. Sora Menica, oggi è domenica, lassece sta’. Il ragù lì che scongela e lui via per Pedona lungo la via nei boschi sopra Pian di Mommio. La ricetta del ragù? La stessa per tutti, ognuno a modo suo. Il ragù è una delle cose che più somigliano, in ogni sua riuscita, a chi lo fa. Il ragù è il ritratto di se stessi. L’impronta del proprio palato che nemmeno.. nemmeno… nemmeno il commissario Ingravallo del Pasticciaccio. Sicchè, il ragù e lì, scongelato, mia carta d’identità, i piedi giù in fondo alle gambe, li sento ancora sui ciottoli del monte. Gli zucchini nell’acquaio a lavare; li asciugo e li taglio a metà in lunghezza e poi a tocchi, alla camaiorese, diceva la Chica. Il tegame di misura strategica è sul fuoco, con poco poco olio a scaldare bene. E gli zucchini a tocchetti appena ci arrivan dentro ci fanno sfriii sfriii. Come ci fanno gli zucchini a tocchetti? Sfrii!… sfriii!… mentre li giro e li rigiro perché facciano la pellicina sul verde senza sbruciacchiarsi. Guardo la pasta nel pacchetto che mi guarda dalla finestrina trasparente come a difendersi già delle boccate che le darò e mi spara in faccia il suo nome, come se fosse un’ancora di salvezza, un’ultima difesa possibile… Rummo! Solo per te la mia canzone voooola! Ha poco da cantare… Gli zucchini sono al quarto minuto di sfrigugliamento, si prendono una spelucchiatina di peporin-timo e un po’ di sale, un altro mezzo minuto di rigirate sul fuoco molto alto per un altro po’ di pellicina e via che gli piove addosso il ragù scongelato che ricco lo ammanta nell’abbraccio della ricottura insieme. Lo sento già dall’odore il sapore degli zucchini ripieni che non dico le rosticcerie-gastronomie-delicatessen-vien dal mare, ma perfino le mie amiche più più più ma così più che, per te, guarda, per te!.. non mi fanno più. Nun t’accora’.. nun t’accora’!… Ma ci siamo!… la pasta è pronta, di molto ma di molto al dente! …nel ragù salta… zucchin non manca… sul fuoco sventola… bandiera bianca?.. macché!… il gran pavese!!!… Andiamo, è in tavola.
(Parmigiano – uno dei grandi sovrani del mondo – a piacere).
P.S.
Piatti sempre rigorosamente bianchi… i colori trionfali sono quelli dei cibi.